venerdì 17 agosto 2012

I grandi mammiferi scompaiono dalla foresta pluviale atlantica del Brasile


Lo studio "Pervasive Defaunation of Forest Remnants in a Tropical Biodiversity Hotspot"
pubblicato su Plos One da un team di ricercatori brasiliani e britannici è molto preoccupante perché
rivela che i grandi mammiferi sono praticamente scomparsi dalla foresta pluviale atlantica del
Brasile.

Lo studio ha esaminato lo stato di 18 specie di mammiferi in 196 frammenti di foresta su un totale di 252.669 km2, paragonando le stime delle loro attuali popolazioni con la loro densità prima che i colonizzatori portoghesi sbarcassero in Brasile circa 500 anni fa, quando la foresta si estendeva su 1,2 milioni di Km2 ed era abitata da circa un milione di indios Tupi. Il risultato della colonizzazione è stato che 93% della foresta atlantica è stato convertito ad uso agricolo e che i mammiferi stano scomparendo dai frammenti della foresta
almeno due volte più velocemente di quanto si pensasse basandosi su stime precedenti.

Delle oltre 3.500 popolazioni di mammiferi che si pensava vivessero nell'area interessata dallo studio, ne rimangono oggi circa il 22%. Tra le specie estinte localmente ci sono il giaguaro, il tapiro di pianura, il muruqui del nord, il formichiere gigante, tutti presenti solo in aree che vanno dallo 0,5 al 3% delle foreste esaminate, mentre il pecari dalle labbra bianche è stato spazzato via dall'intera foresta atlantica. Solo 3 delle 18 specie studiate, due piccole scimmie e un armadillo, erano ancora presenti su tutta l'area.

Gustavo Canale, dell'Universidade do Estado de Mato Grosso, spiega: «Abbiamo scoperto un impressionante processo di estinzioni locali di mammiferi di medie e grandi dimensioni. Nello studio, la presenza dei mammiferi ha potuto essere prevista dalle dimensioni del frammento di foresta, con macchie anche grandi di foresta prive di molte specie. In media, solo 4 specie di mammiferi target sono stati trovati in ogni frammento della foresta e nessuno dei siti studiati contiene tutte le 18 specie. Le stime precedenti della popolazioni di mammiferi presumevano che vaste aree di foresta fossero in grado di sostenere più specie, ma non avevano tenuto conto degli effetti combinati di molteplici minacce».

Carlos Peres, del Centre for biodiversity research dell'University of East Anglia, sottolinea: «Ci si potrebbe
aspettare che frammenti forestali di foresta pluviale relativamente intatti sostenessero ancora alti livelli di biodiversità. Il nostro studio dimostra che questo è raramente il caso, a meno che questi frammenti non siano rigorosamente protetti dalla pressione venatoria».

La notizia è pessima perché la foresta atlantica è una delle foreste più diversificate e biologicamente ricche del mondo, con molte specie endemiche, ma è la conferma che si tratta di uno degli ecosistemi più fortemente minacciati al mondo e che ormai si estende fortemente frammentata su solo l'8% della sua copertura originaria. Secoli di disboscamento, urbanizzazione, ranch per i bovini e piantagioni agricole hanno lasciato soltanto piccoli frammenti di foresta intatta, e quel che rimane è spesso degradato. Questi frammenti forestali sono molto accessibili ai cacciatori, oltre ad essere vulnerabili agli incendi e messi a rischio da altre attività antropiche limitrofe che hanno comportato una maggiore esposizione della foresta pluviale ai venti ed alla siccità.

Secondo il team anglo-brasiliano «Questi risultati, che suggeriscono che anche i frammenti
forestali di grandi dimensioni non sono sufficienti a salvare dall'estinzione locale molti mammiferi,
sollevano preoccupazioni per le foreste tropicali di tutto il mondo, molti delle quali stanno
diventando sempre più frammentate». La situazione dei grandi mammiferi migliora solo nelle aree
protette ufficialmente istituite, come i parchi nazionali, in cui ci sono grandi frammenti di foresta e la
caccia è vietata. I ricercatori evidenziano: «Si raccomanda pertanto la realizzazione di nuove aree
rigorosamente protette, quali parchi nazionali e riserve biologiche, tra le quali comprendere
frammenti di foresta contenenti popolazioni di specie minacciate di estinzione, rare ed endemiche, in
particolare quelle minacciate da estinzioni imminenti».

Purtroppo, solo una piccola frazione
della foresta atlantica è attualmente protetta e il governo brasiliano è sotto pressione dagli
agricoltori per ridurre ulteriormente la protezione delle foreste. Il voto finale sulle modifiche al
Codice Forestale, avversate da tutte le associazioni ambientaliste brasiliane, è atteso per la fine di
agosto. Secondo Jean Paul Metzger, dellUniversidade de São Paulo, «la nuova
legge non prevede esplicitamente uno stimolo alla deforestazione, ma non impone il ripristino delle
foreste. Ciò significa che le aree protette rischiano di restare isolate, il
che a sua volta può significare maggiori estinzioni in futuro».



Molti di quelle che 50 anni fa, quando solo 3 miliardi di persone vivevano sul pianeta, erano le
grandi foreste pluviali del mondo, da Sumatra al Madagascar, dall'Uganda a Papua Nuova Guinea,
vedono sempre più ridursi e frammentarsi la loro superficie proprio come la Foresta Atlantica e i
loro mammiferi, dalle tigri ai lemuri, si trovano ad affrontare gli stessi pericoli dei giaguari, dei
formichieri giganti e dei pecari della Foresta Atlantica. «Le popolazioni umane stanno esplodendo e
poche aree ancora non sono toccate dalla cornucopia dell'espansione degli impatti umani. E' pertanto
indispensabile rafforzare la protezione in aree che sono sulla carta nominalmente protette, il futuro
della fauna selvatica delle foreste tropicali dipende da questo».



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