lunedì 13 agosto 2012

LE SANZIONI DI EQUITALIA POSSONO ARRIVARE AL 14000%


di Paolo Cardenà-

Sì, avete letto proprio bene. Le sanzioni che il nostro Stato totalitario pretende in caso di omesso o tardivo v
ersamento di tributi, possono arrivare all'astronomica cifra del quattordicimila per cento ed oltre. In altre parole, per ogni euro non pagato al fisco, voi schiavi di questo totalitarismo fiscale, rischiate di doverne corrispondere 140. Ecco come.
Pochi giorni fa mi ha fatto visita in ufficio un mio carissimo amico che non vedevo da tempo e mi ha raccontato che è stato destinatario di una cartella esattoriale di Equitalia per la quale, a suo dire, non è dovuto alcun importo poiché egli riferisce di aver sempre adempiuto ai propri obblighi tributari. Quindi, l'ho invitato a fornirmi tutto il carteggio e tutta la documentazione relativa al periodo di imposta per il quale Equitalia ha emesso il ruolo.
L'amico Marco, dopo qualche ora, è ritornato in ufficio consegnandomi tutto il plico e, spulciandolo subito i vari documenti, è emerso che il povero contribuente nell'anno 2009, anziché versare un tributo di 485.36 euro alla sua naturale scadenza, ha versato l'importo venti giorni dopo avvalendosi dell'istituto del ravvedimento operoso, che consente di sanare eventuali ritardi nell'adempiere all'obbligazione tributaria.
Quindi, il nostro amico, fuori dai tempi rituali del versamento, ha pagato il debito corrispondendo la relativa sanzione di euro 10.90, ma omettendo di versare gli interessi di un euro. Fin qui tutto apparentemente tranquillo.
L'Agenzia delle Entrate competente, dopo qualche mese, ha notificato al contribuente un avviso bonario con il quale, disconoscendo il ravvedimento operoso di cui il contribuente si era avvalso - poiché carente del versamento degli interessi (1 euro)-, ha invitato il mal capitato al pagamento della somma di euro 44.51 entro 30 giorni, corrispondente al dieci per cento dell'intero tributo versato in ritardo, dedotta la sanzione già corrisposta in occasione del ravvedimento operoso. E già qui si può riscontrare tutta l'arroganza del fisco che applica la sanzione su un importo comunque già sanato per effetto del ravvedimento e non, eventualmente, sui soli interessi non corrisposti.
L'incauto contribuente, non conoscendo la tirannia del fisco oppressore, suo malgrado, ha dimenticato di pagare l'avviso bonario di 44 euro nel termine dei trenta giorni indicati dal fisco, provvedendovi solamente qualche giorno più tardi.
L'Agenzia, non accontentandosi neanche di aver già incassato una somma pari al 4400% dell'importo omesso (1 euro), considerato che anche questo versamento è stato fatto in ritardo di due giorni, attraverso Equitalia, ha emesso una cartella esattoriale di 97 euro comprensivi di diritti di notifica e compensi di riscossione. E quindi, il conto per il mal capitato è salito fino ad arrivare a 141 euro, pari ad oltre il 14000% dell'importo omesso di un euro. Ecco come da un euro non corrisposto si è arrivati ad oltre 140 euro di sanzioni.
L'amico mi ha riferito che, nonostante si sia recato più volte presso l'agenzia per poter ottenere l'annullamento della cartella esattoriale che va oltre la folle immaginazione, sembra che nulla possa esser ottenuto se non promuovendo un ricorso presso le autorità competenti.
Comprenderete bene che, al di la della questione di principio certamente difendibile, nel caso che ci occupa, esiste anche una latente convenienza economica nel promuovere un ricorso e quindi il contribuente dovrà pagare l'indebita pretesa del fisco, nonostante egli abbia già pagato più del dovuto.
La storia sopra raccontata si ripete per tutti i giorni dell'anno in ogni angolo d'Italia e non solo per importi risibili come quelli indicati, ma per somme che mettono in ginocchi aziende, famiglie e conseguentemente l'intero Paese. Non ci trovate qualcosa di assurdo, diabolico e insostenibile? Tutto questo per rappresentarvi, almeno in parte, l'indicibile criterio alla base della pretesa illegittima ed opprimente del fisco, che si manifesta in tutta la sua spregiudicatezza nel metodo utilizzato per recuperare la risibile somma di un euro; per la quale avrebbe potuto procedere con mezzi meno "invasivi", con notevole risparmio di risorse per l'agenzia stessa, e non contrastando con la sensibilità del contribuente già notevolmente provata dall'invasione fiscale in atto, che si sostanzia in una pretesa tributaria con i tratti tipici dell'espropriazione. Non deve affatto sorprendere se il risultato di questo distruttivo modo di operare, è una Nazione prossima al fallimento con la sua popolazione indotta all'esasperazione, anche a causa dell'accanimento che quotidianamente subisce da parte di uno Stato che ha fatto del totalitarismo fiscale, elemento di compressione e coercizione dei diritti del popolo.
A voi ogni ulteriore considerazione

http://www.vincitorievinti.com/2012/04/le-sanzioni-di-equitalia-possono.html

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