lunedì 20 agosto 2012

Sulla discussa cura Di Bella la legge non è uguale per tutti


Il giudice dice sì in Calabria, ma dice no in Puglia: la storia della cura "antichemioterapia" raccontata da un medico che ci ha creduto e che ha visto buoni risultati e un epilogo triste quando questa è stata negata

Angela Leucci
LECCE - È molto difficile stabilire una verità univoca quando si parla di cura Di Bella: le opinioni la fanno da padrone. Tutta colpa di una sperimentazione andata male 14 anni fa, ma che ciononostante medici e pazienti non hanno smesso di sperare. È di queste settimane la notizia che in Calabria la legge ha autorizzato un malato di tumore a sottoporsi gratuitamente alla cura Di Bella, cosa che invece non è avvenuta nel mese di marzo in Puglia, dove in questi giorni, il paziente cui la cura è stata negata da un giudice, ha iniziato suo malgrado la chemioterapia.



L’ALTERNATIVA ALLA CHEMIO – La cura Di Bella, che prende il nome dal suo realizzatore, il compianto professor Luigi, e oggi proseguita dal figlio Giuseppe, e appoggiata da una serie di medici in tutta Italia, costa di fatto circa 700 euro al mese. Una cifra decisamente cospicua, soprattutto di questi tempi, che consiste nella somministrazione di farmaci contenenti vitamine A, C, D ed E, melatonina, antiprolatina e antiormone della crescita: si pone essenzialmente come l’antichemioterapia (infatti le due terapie non possono essere compresenti), perché si fonda sulla riduzione del tumore, non sul bombardamento chimico delle cellule, non solo quelle malate. «Allo stato iniziale la cura funziona molto meglio – spiega Michele Tondo, medico pugliese che segue molti pazienti in cura in tutta la regione, e sostiene strenuamente le teorie di Luigi Di Bella – recentemente Giuseppe Di Bella ha portato a un congresso mondiale i casi di 122 donne guarite da un tumore alla mammella. A titolo esemplificativo, la cura Di Bella tende a far scomparire il cancro al primo e secondo stadio, mentre al terzo e al quarto contribuisce a migliorare la qualità della vita e ad allungare la vita stessa. Certo, non è una regola, non si parla di miracoli, ma di scienza. C’è qualcuno che usa un’espressione infelice per definirla, dicendo che con la cura Di Bella si muore meglio».



EFFETTI COLLATERALI RIDOTTI – Di fatto, i dolori che un tumore comporta vengono ridotti anche senza l’uso di analgesici, passa l’inappetenza e il paziente riprende ad avere una vita dignitosa. Tondo testimonia proprio questo tipo di avvenimento sui tanti pazienti che ha seguito negli ultimi 14 anni: in base alla sua esperienza, la cura mette in condizione il corpo di difendersi da solo. Ma allora perché tante resistenze? «Anche io ero scettico all’inizio – chiosa Tondo – anzi ero profondamente contrario, ma poi mi sono convinto vedendo i risultati che i pazienti ottenevano. Non ci vedo nessuna teoria del complotto dietro, ma credo ci sia una questione di scarsa conoscenza: ecco il motivo delle resistenze. Parlarne aiuta l’affermarsi della cura, la sua condivisione, la tecnica del silenzio contribuisce solo ad affossarla».


http://www.ilvostro.it/sociale/sulla-discussa-cura-di-bella-la-legge-non-e-uguale-per-tutti/53629/

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