lunedì 13 agosto 2012

Il Dipartimento della Giustizia Usa salva Goldman Sachs


Fare i banchieri è una attività che rende molto.
Se poi la banca in questione è la Goldman Sachs che non soltanto vanta una lunga e consolidata esperienza ma gode anche delle necessarie protezioni al più alto livello politico, i guadagni sono assicurati.

Il Dipartimento della Giustizia statunitense, con un occhio ben rivolto alle elezioni presidenziali di novembre, ha stabilito di non proseguire le indagini sulla Goldman Sachs e sul suo ruolo nella crisi dei mutui subprime che aveva innescato la crisi finanziaria del 2007 negli Usa che poi era tracimata nell’economia globale provocando la recessione globale nella quale siamo ancora immersi.
La giustizia Usa è infatti quanto mai elastica, non esiste di fatto l’obbligatorietà dell’azione penale, salvo in casi gravissimi, le prove si possono pure ignorare o valutare come irrilevanti. Un principio che vale ancora di più se si tratta di una banca che Barack Obama, il maggiordomo di Wall Street, aveva salvato dal fallimento, nel quale stava precipitando a causa di speculazioni andate a male, con un prestito di 9 miliardi dollari. Un ringraziamento per il consistente contributo versato dalla Goldman Sachs alla campagna presidenziale. Un prestito che fu molto utile alla banca di investimento, d’affari e di speculazione, per tornare subito in attivo già dal 2010. E a tale proposito vale la pena di ricordare che quando Obama provò timidamente a chiedere alla banca guidata da Lloyd Blankfein (nella foto) che vista la povertà crescente e diffusa tra i cittadini, considerato che la crisi era stata provocata anche dalle speculazioni e dalle operazioni azzardate della stessa Goldman Sachs, forse non era il caso di versare premi di produzione (bonus) eccessivi ai propri dirigenti, la risposta fu secca: facciamo come ci pare. All’insegna del noto: ragazzino lasciaci lavorare.
Il che la dice lunga su chi detiene il potere reale negli Stati Uniti. In tale ottica, il salvacondotto offerto dall’amministrazione Obama a Blankfein e soci è un investimento sul futuro presidenziale dell’attuale inquilino della Casa Bianca che con i suoi ultimi provvedimenti di tipo “sociale” ha perso molto dell’appoggio che vantava dalle parti di Wall Street. Tendere la mano a Goldman Sachs potrebbe quindi risultare una mossa vincente anche se, per il cittadino medio Usa, essa rappresenta l’emblema della più schifosa speculazione.
Così, nel documento del Dipartimento della Giustizia, si osserva che non c’è una base valida per portare ad un procedimento penale nei confronti della banca di investimenti o dei suoi dipendenti. L'indagine venne avviata dopo che nel 2011 una commissione del Senato americano accusò alcune banche e società finanziari di avere suggerito ai propri clienti di investire sui mutui subprime proprio mentre esse scommettevano invece sul crollo imminente del mercato del credito. Una contraddizione soltanto apparente per chi conosce i meccanismi dei mercati finanziari ma che non rappresenta sicuramente una novità per i peggiori banditi di Wall Street. Tanto è vero che nel luglio del 2010, la Sec (Securities and Exchange Commission) multò la Goldman Sachs per 550 milioni di dollari dopo aver accertato la fondatezza di accuse analoghe. E la banca ammise di avere indotto in errore i propri clienti in cerca di investimenti solidi. Questa volta, con il non luogo a procedere, l’amicizia e l’appoggio della GS sono per Obama più importanti di ogni altra cosa, soprattutto per il messaggio che si intende dare a tutto l’ambiente finanziario.
Coerente con questa impostazione di speculare contro i titoli che fa comprare ai propri clienti, la Goldman Sachs ha comunicato due giorni fa alla Sec di aver ridotto nel secondo trimestre 2012 da 2,5 miliardi a 191 milioni di dollari il valore dei titoli pubblici italiani detenuti in portafoglio, dopo averlo invece aumentato nei primi tre mesi. Allo stesso tempo è stata aumentata la propria posizione sui derivati per assicurarsi da eventuali rischi di bancarotta per l'Italia dopo che le società di rating Usa (come Moody’s) avevano declassato sia la solvibilità dei Btp che le prospettive della nostra economia.
Eppure Monti, che ha svolto consulenze sia per Goldman Sachs che per Moody’s, aveva dimostrato tanta buona volontà per tornare nelle grazie dei suoi sodali di Wall Street e della City, con una politica economica fatta di tagli alla spesa pubblica e di privatizzazioni. Tanto che la Cassa Depositi e Prestiti (controllata al 70% dal Tesoro che detiene un 3,93% del’Eni) ha scelto proprio la Goldman Sachs come advisor (consulente) per comprare dall’Eni (che controlla al 26,37%) il 29,99% della Snam (controllata dall’Eni al 50,031%). Insomma per una partita di giro interna al settore pubblico si è scelta una banca nemica dell’Italia, per la quale hanno svolto consulenze Monti, Mario Draghi (Bce), Romano Prodi, Gianni Letta e il non compianto Tommaso Padoa Schioppa. Complimenti davvero!
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=16502

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