giovedì 16 agosto 2012
L'Ecuador sceglie: asilo politico per Assange
L'Ecuador concede asilo politico ad Assange. Lo ha spiegato il ministro per le Relazioni esterne dell'Ecuador: la richiesta di Assange rientra nelle norme sui rifugiati.
L'Ecuador concede asilo politico ad Assange. Lo ha spiegato il ministro per le Relazioni esterne dell'Ecuador, Ricardo Patino. In una conferenza stampa il ministro ha detto il perché concedere asilo politico ad Assange è stato un atto legittimo e giustificato dalla stessa costituzione ecuadoregna. L'Ecuador ha decido di concedere l'asilo politico a Julian Assange perché il capo di Wikileaks si troverebbe in grave pericolo una volta estradato in Svezia.
L'Ecuador ritiene che la richieste di Assange rientri nelle norme sui rifugiati. E che Assange sia un perseguitato politico per il suo ruolo. Patino ha spiegato le ragioni giuridice e umane che hanno guidato la decisione del governo ecuadoregno. "Siamo sicuri che il Regno Unito ci dia un salvacondotto per Assange. Con la Gran Bretagna condividiamo gli stessi valori di democrazia che si mantengono garantendo i diritti di tutti".
Si è trattata di una lunga e dettagliata spiegazione che mostra la determinazione del governo di Quito che non intende abbandonare Julian Assange in una situazione poco chiara e legalmente discutibile. Per prima cosa sul discorso della triangolazione possibile tra il paese che ha estradato Assange e gli Stati Uniti.
"Rischia di diventare perseguitato politico se estradato dalla Gran Bretagna. Se dovesse finire negli Usa - ha aggiunto - non riceverebbe un giusto processo e potrebbe addirittura essere messo a morte". Il ministro ha spiegato che l'Ecuador ha chiesto alla Svezia garanzie che Julian Assange non sarebbe stato estradato negli Stati Uniti una volta trasferito dalla Gran Bretagna e la Svezia non le ha date. "Il diritto d'asilo - ha ricordato il ministro - è un diritto umano fondamentale e fa parte del diritto internazionale". Patino ha ricordato poi 11 punti che secondo Quito giustificano tale decisione.
Insomma sta diventando una delicata questione di diritto internazionale. Se Londra ha parlato di una legge del 1987, il ministro Patino ha citato decine di fonti di diritto per dimostrare come Assange non fosse stato messo nelle condizioni di difendersi in un processo equo.
"Non c'è nessuna legge internazionale che possa essere usata per giustificare irruzione in ambasciate e nemmeno minacce per costringere un paese ad una determinata condotta". "Non abbiamo ricevuto dalla Gran Bretagna nessuna giustificazione, rettifica o scusa", ha detto Patino, "siamo sovrani, indipendenti e uguali, non siamo soggetti a tutele esterne".
I manifestanti gridando: "Il pueblo unido" si sono mossi verso l'ambasciata di quito. Felicità e canti di soddisfazione davanti all'ambasciata.
Che accadrà adesso? Immaginabili tempi lunghi. La Gran Bretagna ha definito "deplorevole" la decisione dell'Ecuador di concedere al capo di Wikileaks asilo politico. Lo ha detto un portavoce del Foreign Office, spiegando che la miglior soluzione sarebbe stata di cercare un accordo negoziato. La Gran Bretagna si è detta "delusa", ma resta "impegnata" nella ricerca di una soluzione negoziata che consenta di dare atto agli "obblighi legali" sull'estradizione dell'australiano.
"Una vittoria significativa": così Julian Assange ha accolto la decisione dell'Ecuador di dargli l'asilo politico. "Adesso le cose diventeranno più stressanti", ha aggiunto l'australiano ringraziando lo staff dell'ambasciata che lo ha ospitato per 58 giorni.
http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=31983&typeb=0&L-Ecuador-sceglie-asilo-politico-per-Assange
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